28 febbraio 2007

che sacca...

(Tutto il mondo tecnologico è contro di me.)

(Vedo che in mia assenza non succede mai nulla. E' tutto immobile ed uguale, come la mia cameretta di Colà, che ritrovo ogni volta intatta, solo con sempre più polvere e desolazione.)

Rientrare qui è un po' come stabilire dei riferimenti minimi per orientarmi e ricordarmi di me.

Breve aggiornamento dell'inutilità quotidiana.

Ho rivisto di nuovo l'omino della stazione. Pensavo di averlo perso. Credevo di averlo dimenticato, invece venerdì era appoggiato obliquo ad una delle colonne dell'ingresso di Porta Nuova, col suo giubbino di jeans ed il marsupio in vita. Con le braccia conserte aveva uno sguardo smarrito e non fingeva nemmeno di aspettare qualcosa, stava lì e basta. Lunedì di nuovo attraverso l'atrio della stazione e con sorpresa lo trovo ancora lì, nella stessa posizione, alla stessa colonna. Mi sono chiesta se si fosse mai mosso.

Twiggy sta morendo. Ho informato della faccenda il suo papà naturale, l'Albe, che se n'è lavato le mani. Ho comprato Lacie (la pronuncio 'lessi' come la famigerata cagna, nella speranza che si riveli similarmente fedele e devota) per salvare il salvabile dopo di che vedrò il da farsi. Espianto degli organi ed eutanasia oppure intervento di trapianto e gloriosa proroga della fine.

Questa è fresca. La Eli và a un aperitivo con una crestina punkchic da me ideata e torna con indirizzo email e NUMERO DI CELLULARE di Tiz. Tiz. Tiz. Tiz. Tiz. Tiz. Saltella per la mia cucina, cinguettando, tizzettando, stringendo il libro regalo sul suo nuovo batticuore. Mah. (Mi sento sempre più Cenerentola. E le fate, lo sanno tutti, non esistono.)

Poi sabato siamo andati al cinema. A Bologna.
Sai che c'è? Volevo scrivere delle domande che aleggiavano puzzolenti (come emissioni gassose intestinali) ma che non ti ho dato modo di farmi... Ma non ne ho voglia neanche di scriverle, ste cazzate. Lo so che hai le risposte pronte, da settimane, mesi. Ma non me ne frega niente. Non mi servono i tuoi pre-pre-giudizi.

Oggi mi sento un po' così. La notte (se non mi svegliano suonando il citofono) se non finisco il sudoku non mollo, e và da se che tiro tardissimo scervellandomi inutilmente per entrare in familiarità con cose così abominevoli come i numeri. Sbaglio gli infimi livelli da seconda elementare. Atterrisco alle viscide insidie dei due serpeggianti, delle saette degli uno o dei vorticosi maligni nove o sei. Terribile. Il sudoku è un incubo.

In compenso sta arrivando la primavera. Il prato dell'università è una delizia.

22 febbraio 2007

20 febbraio 2007

08 febbraio 2007

... alla Bud Spencer

Oggi mi sono fatta il vero pranzo del far west.
Si prende una padella regolamentare, di quelle unte già dalla volta precedente, vi si lascia soffriggere un abbondante trito di cipolla e poscia vi si tuffano copiosi cubetti di pancetta affumicata, a tempo debito, cioè dopo che il cow boy si sarà fumato una meritata marlboro, vi si aggiunge una scatoletta di fagioli rossi, preferibilmente provenienti da coltivazioni biologiche del new mexico, abilmente aperta e scoperchiata con la punta del coltello. Si mescola alla buona col cucchiaio di legno, mantenendo sempre la fiamma viva, di modo che il sughetto diventi denso e viscoso. Avendolo, si può aggiungere un pizzico di peperoncino o del pepe.
Ecco.
Non serve altro. Avete già tutto. Il cucchiaio di legno e la padella. E i vostri fagioli. Affrettatevi a mangiarli, prima che arrivi qualcuno a stracciare i maroni.

06 febbraio 2007

il nonno trapezoidale

tu che sei senza pudori potresti fare un favore a questo vecchietto?

va bene che c'ho un feeling per i vecchietti, ma immaginarti così, con la dentiera cadente e la pelle del cranio raggrinzita... immaginarti come nonno simpson... no! non ce la faccio.

e soprattutto non sono ancora pronta a postare di te.
quello senza odore e senza profumo, bambino prematuro, the placebo one.

Califone

C'era questo tizio, con un maglione color ruggine, tutto sformato. Stava seduto dietro la sua chitarra e la imbracciava come fosse uno scudo, chino e chiuso, come per proteggersi, quasi volesse nascondersi ai nostri occhi voraci e schermarsi dalle luci impietose.
C'era questo tizio, dallo sguardo basso, le unghie rosicchiate e un sorriso lontano, obliquo...

Piove... (la pioggia nel pineto)

Ieri sera ci pensavo. Mi è tornata in mente la voce veemente che mi recitava sussurrando questi versi, mentre io sorridevo, e fuori pioveva davvero. Ogni volta che iniziava a piovere mi recitava questi versi; a volte inizia a piovere e penso che avrei dovuto mandarli a memoria, per poterli ripetere a me stessa in silenzio, così, per darmi pace.

"Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitío che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, nè il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta; ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le pàlpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alvèoli con come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri vólti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione."

04 febbraio 2007

è l'una

è l'una.
la carrozza marcisce,
i cavalli sono tornati pantegane
e

al mio principe azzurro è passata la sbornia.

che cosa c'è?

c'è che dopo una certa ora, la sera piuttosto sul tardi, sono paranoica.
di giorno nevrotica, la notte paranoica.

soffro di allucinazioni amorose. anzi di allucinazioni stimolate da un amore morboso, naturalmente non corrisposto.
vedo donne che conosco volere il mio uomo.
non 'averlo', soltanto 'volerlo'.
è devastante.

poi torna il mattino, torna la luce, come ora, e mi sento paranoica senza motivo.

ma ancora mi prende male perchè penso che se sono gelosa di qualcuno ci sarà un motivo: magari è quella giusta per lui, magari a lui piace davvero...

cosa c'è, mi chiedo?!
sono pazza.
sono stressata in questo periodo e questa paranoia odiosa mi fa da valvola di sfogo.

non vedo l'ora di tornare spensierata: non dovrei dirtelo io che ogni tanto sento le stesse paure... ma hai 23 anni, mille sogni e una testa per sognare e realizzare.

02 febbraio 2007

C.I.M.

Cara Margherita,
ti scrivo per farti consapevole che sto bene, che sono cambiato. Il dottore dice che sono quasi guarito. Sono diventato un uomo tranquillo che non farebbe male nemmeno a una mosca. Dice che tra un mese o due dovrei tornare a casa. A proposito se passi da casa mia diglielo a Mamma, dille che qui dentro va tutto bene e che torno presto. Ti bacio tanto.
Tuo affezionatissimo
Simone


(...proprio un tipo per la Eli... L'ennesimo uomo della sua vita.)