29 settembre 2007

fuckin' american col feticcio delle marines

"you are fuckin' cool! ... it's your night... you are the sexiest girl in the club! you're fuckin' sexy!"

tsè tsè.
come si può pensare di socializzare in un club dove tutti i ragazzi che si muovono un po' sono sudati come maiali?!?

"nooo.. really.. you're too kind!"
"no! you are really the best! enjoy it! is your night!"

"elisa! wow!"
"i was telling your friend that you are really a great woman! don't lose your essence... your mojo (?!?)"

ma io dico: l'ex marines che è andato in iraq e il suo amico l'equadoriano palesemente di origini europeee... cioè, in particolare l'equadoriano.. hai poco da dire che sono una donna stupenda e che devo sempre sognare e scrivere i miei sogni (questo è matto: dice che dovrei scrivere sempre tutt quello che penso riguardo ai grandi temi sociali!).. no, dico, hai il mio numero da più di una settimana.. lo usiamo o no? o continuiamo a strofinarci, cioè, o continui a strofinarti, a parlarmi sul collo di temi socialmente utili?!

dai mo'!

notte. stanotte ero la più figa, la più cool solo per la testa rasata.
e come cenerentola me ne sono andata dopo il secondo sandwich... perchè meglio lasciare una scarpina che un paio di slip!

28 settembre 2007

Leiden? Forse sei.

Oggi dev’essere il primo giorno d’autunno. È così?

A me sembra così. Mi sembra dagli odori, dalla luce, dal modo in cui il cielo ha coperto il sole oggi. Dai rumori, anche, questi motorini antiestetici mi sembrano sempre un attrezzo della campagna, una motosega, un decespugliatore.

Ho dato un morso ad una mela italiana ed è come essermi morsa la lingua.

Vedo le mie immagini preferite di casa: il marciapiede asciutto ma freddo, il sole spento ma sempre sole, la stufa accesa in studio.

Fuori nell’orto ormai spoglio e disordinato una zucca si “desfa” (in realtà “imputridisce”, ma imputridire non è il verbo giusto in questo caso perché da il senso dell’azione chimica, ma ha una connotazione antipatica, troppo mortale, che non soddisfa la dolcezza contemplativa dell’immagine… mica so’ leopardi, che pensa alla fine ma sa dirlo come se pensasse all’amore). Un velo di vapore sale dalla conca dei laghi del golf a est. Il campanile dei Castelli batte solo le 6, ma ho già voglia della minestrina di verdure della mamma. Le galline sono già nel pollaio, nonostante il cancello sia aperto. I noci di fronte all’orto lascerebbero cadere le foglie arrugginite se non avessero già perso la linfa. La cagna si accoccola sullo zerbino. La gatta, se fosse una delle solite e non questa nuova, probabilmente si starebbe avvicinando a casa con passi distesi, lunghi, il corpo slanciato dell’estate, lo sguardo diffidente dell’autunno.. sono certa che questa nuova farà la stessa cosa. Forse smetterà di giocare.

Io dovrei smettere di giocare.

Ho passato la mattina a svuotare le borse che mi hanno mandato dall’Italia.

Piano piano, una cosa alla volta, con la voglia che non avessero fondo.

Ho ritrasferito la mia dispensa da un angolo all’altro del mio mondo azzurro perché con le aggiunte familiari ho avuto bisogno di più spazio.

Ho appeso un poster dei cinque sei che ho recuperato all’università: ora che ho lo scotch adatto non mi interessa più appenderli.

Ho sempre creduto che ciò che mi piaceva di più delle sorprese dell’ovetto kinder fosse la parte costruttiva.

Capisco lentamente che invece la parte migliore era quando, stesi i pezzi sul tavolo, provavo ad immaginare come poter costruire l’aggeggio.

La parte più bella è immaginare la soluzione per me, progettare, sognare. Odio non avere ciò che desidero immediatamente, solo più tardi mi accorgo che la parte migliore è il desiderio.

Non ho ancora tolto la vestaglia di lana dei tempi che furono dal suo sacchetto protettivo. Questa sì è la coperta di Linus, è il pollice in bocca.

Felice di avere una scatola di cartone. Peccato che la mutti c’abbia strappato il coperchio.

Felice di averla e felice dei sacchetti di carta trovati per le mie patate vere. Ho deciso di smetterla con quelle confezionate.

Le patate. Sono un dilemma. Lo sono davvero al supermercato.

Mi chiedo come faccio ad aver ancora voglia di patate con tutte quelle che mi sono mangiata in collegio.

Ma io qui le mangio lesse, le mangio nel risotto col rosmarino, da oggi le mangio al vapore.

Steam cooking: un’eresia in olanda. Qui si frigge.

Comunque non scherzo. Quali patate prendere? Lentamente risalgo nella scala delle casalinghe. Sono stata una studentessa single finora a fare la spesa. No. Mezza single, mezza casalinga. L’acquisto di un kilo e mezzo di patate biologiche a 1.99 euro mi fa salire nella scala di rispettabilità del cliente. Un cliente riconosce e sceglie la qualità.

Naturalmente per il grado massimo ci sto ancora lavorando. Gli scalini che mi allontanano dalla cima sono uno difficile da compiere e l’altro un po’ confuso, ma mi sembra impossibile non poggiarci il piede a causa dell’altro: la vera casalinga non compra il sacchetto da 1,5 kg di patate. La vera casalinga compra il sacco di 3 chili perché, al contrario di me, sa dove farceli entrare. (da me c’è un sacchetto di carta e mezza scatola da scarpe perché l’altra mezza va alle mele!).

Ecco. Questa è la vera casalinga.

Lo scalino obbligatorio è quello su cui ho il piede ora. Il mio chilo e mezzo era di agricoltura biologica, perciò piuttosto costoso. La vera casalinga sceglie il miglior rapporto qualità prezzo.

Ma ahimè mica c’erano i sacchetti più piccoli di patate da agricoltura normale!

Ma certo il dilemma patatesco non ha esattamente a che fare con chili e bioagricoltura, ma piuttosto… quale qualità tra le sei sette presenti al supermercato scegliere?!?

Per l’elaborazione del mio armadio avevo chiesto del nastro da regali, anche del più scarto.

Non so se l’abbiano fatto di proposito, ma mi hanno mandato un nastro verde pastello. Molto delicato e assolutamente in pendant con le lenzuola e con la mia lampada da tavolo. E con la confezione della crema da viso, col cestino di plastica dei cosmetici, con i fazzoletti balsam di Hema. Certamente con qualcos’altro che ora non vedo.

Da quando mi hanno fato portare l’attenzione sui suoni e rumori dell’erasmus sento sempre più silenzio. Ora ad esempio sento solo il ronzare del pc e la musica della ragazza. Forse Mohamed sta parlando col vaccone biondo che è entrato mezz’oretta fa e che avevo già visto la prima domenica.

Ma durante il Ramadam si può fare l’amore? A che ora?

Ieri sera quartiere a luci rosse. Penso di essere stata spesso l’unica donna fuori di una vetrina per centinaia di metri.

Inoltre mi sembra di averlo percorso mille volte. Forse davvero l’abbiamo fatto.

Non sono mai stata ad Amsterdam prima di ieri da quando sono qui. Una sorta di scaramanzia, non so.

Amsterdam ora è la mia capitale, è qui a due passi: non ci si va in gita, si va per approfittare dei servizi che offre.

Ecco. Deve diventare una cosa comune, no?

E poi andarci con gli erasmus che se ne stanno andando non mi è mai andato. Tra quelli che come me hanno cominciato ora, forse ho conosciuto quelli che non avrei scelto, o che avrei scelto con riserva. In effetti mi riservo di tagliare e incollare, qualora ne avessi opportunità e facoltà.

Un luna park. Indipendentemente dalle puttane. Un luna park di luci. Pensavo di essere in un centro sul mare il sabato sera a mezzanotte (peccato fossero le 20).

Non mi piace fumare sola con chi non ho mai fumato. Un coffe shop pitonato. Con cesso in pendant.

È la seconda volta che uso questa parola.

Scopro che quando fumo le parole acquistano un surplus di significato. No. Fermi. Non è così. Quando fumo le parole per me acquistano significato, ma non perché io non glielo conceda abitualmente, ma perché sono ancora più sensibile al loro suono, al loro significato, a alla frequenza con la quale appaiono nel discorso.

E piuttosto abitualmente, forse perché in mezzo a parlanti di una lingua diversa, mi arrogo il ruolo della cultrice della materia.

Ieri sera Damini junior mi ha schiantato per 3 cose: “un genitore”, “arrogante”.. la terza non me la ricordo.

So che mi sono divertita ieri sera. So anche che mi è sempre sembrato che tutto filasse, sempre filato. I discorsi, dico. Il filo del discorso. Però ricordo questa sensazione anche in camera di Sara con Daniel. Io credo che quella sensazione fosse vera, not fake.

Anche ieri con Stefano avevamo gli stessi pensieri, lo stesso vortice di preoccupazioni.

Gli pure riso in faccia un paio di volte dicendogli che era patetico, ma che mi faceva ridere.

Mi sono sentita “grande” non “gloriosa” ma grande per l’età. La maturità in una persona non cancella le diverse esigenze dovute all’età. Stafano ha vent’anni, forse ventuno. Io ne ho solo due, forse tre più di lui. Vediamo le stesse cose, ci accorgiamo delle stesse sensazioni, ma le guardiamo ed analizziamo in maniera differente. Certo: io sono femmina, lui è maschio. Io studio seghe mentali, lui è pragmatico. È pure piuttosto cinico e ha ben in mente i suoi obiettivi. Ma sono sicura che indipendentemente da tutte le differenze qualitative di mezzo ci sta anche il fattore età.

Lo so che sono pochi anni, ma sono anni di collegio sia per me che per lui. E lui è maschio, quindi il collegio fa effetti diversi.

Vabbè. Adesso inutile che io stia qui a spiegarvi situazioni: non sono immaginabili.

Bella coppia di ubriaconcelli fumaroli saremmo.

Quando è fumato si sentono sia quelle parolone ha up town boy, sia che è veneto, un ragazzino veneto. (fashion).

Forse non sono esattamente up town word. Non quanto le ho sentite io ieri sera, ma dubito che io e voi chiacchierando diremmo, chennesò, “il mio genitore mi ha dato il permesso di uscire” in luogo di “mio papà o uno dei miei” e via dicendo.

Vabbè. Che scrivo a fa’ ‘ste cazzate?

Comunque… c’è della droga nel mio portafoglio.

È la prima volta che ho indossato droga.

Fa strano, non tanto che io finora non me ne sia mai portata appresso, ma quanto “la cosa” mi faceva strano!

Girare per le strade con la droga.

Entrare in stazione con la droga.

Trovare i controllori ancora al varco delle scale per salire al binario.

Dover aprire la pochette e smanettare tra il portafoglio, il portamonete e una busta di droga per trovare il biglietto.

Il treno quasi vuoto. Quasi non ti accorgi che ogni tanto passa una persona. Tu salti sui divani.

Mah. Che cazzata italiana.

Amsterdam la notte è stupenda.

Buona serata.

26 settembre 2007

Poi vedo.

Oggi sono al cazzeggio. Dopo questo tour de force credo di potermi permettere una lunga grattata di panza. Il mio personal trainer spirituale dice he sono sul punto di esplodere, la mia schiena annuisce. Dopo mesi, ho pure ricominciato con l'insonnia, ed è una vera spada. Sarà anche vero che i miei nervetti mi portano gioiosamente a cercare la rissa verbale con tutti, ma signori della giuria, valutate voi la sequela verghiana di piccole tragicommedie quotidiane che devo sopportare... Mi sento un po' ostrica e un po' cozza.
Ho voluto strafare, ma non ho più pazienza. Sono affetta da un'insofferenza generica acuta.
Mi verrebbe di consegnare l'indice della tesi domani mattina, ma mi contengo. Valuto e pondero; temporeggio.
In fondo il Road Runner non stava simpatico a nessuno.
Magari vado a Milano nel weekend. O cerco quel racconto di Lovecraft. Slow. Faccio le mie belle foto al santuario e me le rigiro in mano. O monto uno scaffale e trasloco un po' di libri.
Magari per una settimana mi prendo un po' di tempo per non pensare. Devo ancora vedere la fine di Mulholland Drive, per dire. Il cambio di stagione. Gli ultimi due esami sono stati pietosi. La cosa che mi irrita di più in questo momento è il mio vicino di pc che batte troppo forte sulla tastiera: vibra tutto il tavolo. Che bisogno c'è? Neanche lo guardo, lo detesto. Ora vado, dormo fino a domani. O fino a lunedì. Poi vedo.

18 settembre 2007

thanks

volevo ringraziare tutti quelli che in questo periodo d'intenso - vano infinito ed inutile - sbattimento mi stanno aiutando a farmi venire l'esaurimento nervoso.
e anche quelli che dicono che per il sagittario settembre è un mese magggico.
andate a fare in culo tutti assieme.

13 settembre 2007

allora...dove ero rimasta? LEIDEN CINQUE?

Fondamentalmente non dovrei fumare. Cioè non dovrei fumare perché la maggior parte delle volte sparo cazzate talmente vergognose che mi vergogno.
Mi vergogno un sacco a fumare con questi pseudo sconosciuti che non so se serberanno ricordi delle cose che dico!
Con gli amici è facile. Chi si ricorda quello che ha fatto l’altro!
Ma fondamentalmente anche i miei pseudo sconosciuti se ne fregano di quello che succede a me come i tutti si fanno i cazzi loro mentre fumano.
Ecco.
Inanello figuracce. Che vergogna.

Fondamentalmente io non potrò mai biologicamente stare con uno spagnolo. È biologico. C’è una impossibilità comunicativa tra un dna di maschio spagnolo e il mio unico dna di donnina italiana.
Dico questo non perché io ci abbia provato e non abbia funzionato, ma è una pura constatazione. No metodo deduttivo.

Beh, parliamo un po’ di stasera… allora tornando a casa dovevo fare la pipi. Non volevo farla da lei (sara) perché il suo bagno è troppo tipo roulotte e ho paura di cascarci dentro e finire in mezzo alla strada.
Ok allora non avevo voglia di pedalare con la pipi da fare. Ho preso la bici e sono partita. Dunque da casa mia allo studentato di Sara (Hoigracht -si pronuncia alla Carrá... con bel colpo di reni!-) saranno dieci minuti a piedi e 4 by bicicle. Beh, sono partita da casa sua che non erano nemmeno le 22 e 30 e mi sono persa. Cioè ad un certo punto la sua strada so incrocia con una strada grossetta LANGE GRACHT. Io prendo questa via attraverso un ponte e c’è la mia strada. Oppure al suddetto incrocio di giorno passo attraverso un parco, passo un ponticello ciclopedonabile e trovo la mia zona residenziale.
Praticamente a questo incrocio io non avevo voglia di fare Lange Gracht perché molto italianamente si potrebbe definire una brutta strada (ma è considerato ancora centro e è piena di club universitari del cavolo.
Allora ho preso una via a destra convinta di arrivare in fondo girare a sinistra e trovarmi prima dell’ultimo ponte o addirittura passare un ponte da li e trovarmi di la insomma… ad un certo punto mi sono resa conto che cera qualcosa che non andava. Così ho preso la strada che più mi sebrava familiare e .. mi sono ritrovata in HOIGRACHT. “questa strada l’ho già fatta… oh no sono solo all’incrocio!”.
Solo che non sono sicura al cento per cento che sia successo.
Però arrivata a casa, tempo di igienizzare il cesso, posizionarmi a sedere all’aria, fare la pipi.. erano le 23.10… mmh..
Però potrei averci messo molto a igienizzare e fare la pipi.. non so.


Poi altra cosa di stasera. Daniel. Danièl.
Fondamentalmente io credo di non aver avuto una visione limpida delle cose… però mi è decisamente sembrato ridessimo negli stessi momenti per le stesse cose.
Però talvolta credo di aver un po’ viaggiato di fantasia e mi sembra una persona decisamente comune, con frasi banali, discorsi scontati, fissazioni socio politiche da sud americano. O da filosofo?
Beh, in quanto alle fissazioni socio politiche.. stasera ne ha dato sfogo. Purtroppo associate a quell’ingenuità poetica che purtroppo a me non riesce a risultare che patetica. Il filosofo del “I can’t believe why!”.
Però c’è anche il filosofo che mi segue dentro al mio labirinto e poi “and even if a know that.. does it change the world, does something would erease Europe?”. Io scoppio a ridere e penso che pur essendo spagnolo probabilmente mi ha seguito molto meglio degli altri e mi ha vinto.
Ecco. Mi sgama. Andiamo contemporaneamente.
Stessa frequenza.
Lo so che e è tute putanae… (Io metto queste delicate citazioni esteresche e sta stronza manco me legge…)
Ieri sera siamo andati sostanzialmente a prendere freddo in the middle of no-where a una cena spagnola dove i spagnoli si parlano in spagnolo. Al ritorno pioveva. Mi sono mizzata completamente tutta. (inoltre i pedali bagnati e le scarpe lisce hanno portato la mia guida ad un livello di difficoltà superiore: passato. Poi c’è stata la ripidissima discesa da affrontare con i freni a pedale. Difficoltà dieci. Superata. Con onore: l’altra italiana con me si è ritirata ed è scesa da cavallo.)… comunque dicevo dopo questa cosa alla residenza degli scienziati siamo tornati in città con la pioggia e ci siamo ritrovati “al bar”. È il bar che Danièl ha già eletto a suo preferito.

… siamo rimasti al bar. (che qui ci sarebbe un aneddoto che si inanella perché ieri sera prima di andare in the middle of no-where io ho cercato Daniel proprio li e ho trovato un gruppo di olandesi simpatici ma high-losco.. le tipe rifatte, lui sui 60 vestito elegante, molto palpone –oh mio dio… vi ricorda qualcosa?- .. insomma sti qua, sto qua, mi ha accolta mentre una barboncina bianca con fiocchetto rosa mi azzannava ripetutamente le caviglie).
Vabbò. Beviamo lui birra (ecco una cosa a suo sfavore, che gli mette un meno nella tabella delle caratteristiche: pisci troppo) e noi birra o –per me- amaretto col succo d’arancia. (ps: la troia barista –sì perché è un bar da olandesi e quindi le bariste non sono student friendly-). Poi le altre due italiane se ne vanno. Io rimango a fargli compagnia per l’ultima birra.
Abbiamo parlato tipo un ora e mezza in inglese di cose improponibili: le solite cose da intellettuale misogino e suicida, tanto per intenderci.
Però è davvero uno che ha cose da dire.
È vero che i trentenni sono meno noiosi.
Ho riletto ora una mail di uno che una sera mi aveva scritto che i trentenni sono più interessanti perché sono più vecchi ma che di solito se sono sposati sono “seduti”. Inutile farvi notare che questo trentenne col tempo è diventato un ottantenne viagradipendente… Sì, proprio quel nonnetto lì.

Ma alla fine è vero: a me piacciono i trentenni. Sono come la terra promessa. No, come un’oasi in mezzo al deserto. I trentenni hanno i brillanti colori dell’acqua: azzurro sparluccicante, verde umido e grasso, blu profondo tagliato da giunchi... Giunchi lunghi che portano al sole. Il sole è giallo. Arancione. Rosso carico che stinge in amaranto… insomma i trentenni sono una droga per me.. e ero in astinenza!

Vabbè. Insomma Danièl ha un sacco di cose da dire. E il fatto che lui le dica in inglese ne aumenta la dose di verità. Non è tanto il contenuto delle affermazioni a darmi questa sensazione di riuscire a strappare un po’ di Cielo, ma la loro doppia rivelazione. Prima c’è l’enunciazione in Inglese che mi tiene intrippata tra le siepi verdi, poi si accende una lampadina al centro.. del mio cervello!
Figo. Riesco a comunicare in inglese riguardo a cose già insostenibili da trattare nella mia lingua madre.. capisco.. è come se le “ri-conoscessi”, le “ri-scoprissi”, nel significato filosofico del raggiungere la conoscenza di qualcosa.

Ecco.
Questo è il filosofo cileno.
Secondo me beve un po’ troppo.
Ecco. Mi sono già beccata lo stereotipo del poeta maledetto.
Non mi piace.

Vabbè. Oggi inizia la seconda era di convivenza. Spaventosamente lunga.
Non mi piace chi non mi piace.

La mia cameretta puzza di umidità. Vi avviso subito.
Mi sono già procurata due ceste di plastica per chiuderci dentro la biancheria.
Oggi ho navigato nel sito dell’ikea e sono stata nell’unico negozio di seconda mano che io abbia mai incontrato per sbaglio (ovvio che giank mi assicura che ce ne sono un sacco.. lui che è qui da otto mesi.. hai voglia!.. ti spiegherò, devo fare mente locale…).
Allora la mia prima idea era mettere uno spago tipo stendino attraverso la stanza. Ma il mio cervello mica è scemo come me! Non terrebbe il peso di quello che voglio appenderci!
Allora ho surfato nel sito dell’ikea. Ho trovato un cosa per 13 euro. Perfetto. E gli sgabelli. E il cestino. E uno zerbino. E, certamente la lampada da tavolo! Quella è davvero necessaria: avrò la lampadina da 10 watt qui in camera!
Domani vado al negozio di seconda mano e mi porto a casa il ripiano viola. Ha le rotelle e se ce la facesse ad attraversarsi mezza leiden non sarebbe male. Ci sono anche delle sedie e delle pentole...
Poi devo cercare i sacchetti per l’aspirapolvere che tira su con un calzino…
Poi… vediamo.. la vaschetta per i piatti, o per il bucato.
Ok. Altro?
Beh, un deodorante per ambienti! E del silicone per tappare un buco.
Ok.
Allora domani mattina vado in uni e poi nel pomeriggio magari mi lancio all’ikea.
Tanto sono certa che anche domani non sarà la giornata giusta per Gianluka per andare a prendere lo scaffale a casa di mario 9il famoso scaffale a casa del famoso mario... che a quelli da volpago dice che si é porato a casa la bici olandese e invece é una balla!). Per cui lo scaffale me lo metto su per il culo.

ECCO. CON QUESTA BELLA VISIONE LEGNOSA E BADLY DROWN BOY CHE MI ANSIMA ALLE ORECCHIE VI AUGURO LA BUONA NOTTE.
DIRETE CHE SONO PIGRA E EGOCENTRICA A NON RISPONDERVI INDIVIDUALMENTE… MA CHE CONSIGLI VOLETE CHE VI DIA DA QUI?
IN BOCCA AL LUPO A QUELLE CHE SOSTENGONO ESAMI E SI BARRICANO IN CASA.
UN BUFFETTO A CHI E’ TORNATO DALLE FERIE E NON MI MANDA NEMMENO UN BACIO.

(ELISA AKA IL PANDA)

10 settembre 2007

address in The Netherlands

Elisa Sartor
Waldeck Pyrmontstraat, 52
2316 PE LEIDEN
The Netherlands

06 settembre 2007

che storie postare cliccando su BERICHT!

allora: non aggiorno piú nessuno perché il mio pc ha una spina con tre cazzetti e qui ci sono solo due buchetti nelle prese.. manca la messa a terra. perció... no computer la sera, no mail.

in compenso la sera eschicchio o pulisco. il mio nuovo motto é: "un per de guanti e mai paura!"

la mia coinquilina drogata ha dei problemi gravi. un po' mi spiace per lei, ma spero che vada via. i suoi amichetti teppisti sono preoccupanti.

io continuo a perdermi in questi dipartimenti tutti uguali che si collegano tramite terrazze grigie.
Daniel, il filosofo cileno, direbbe che qui non sono capaci di costruire case per esseri umani, ma solo per pecore.
(ovili?)

ieri ho conosciuto un prof matto innamorato di Carlo Levi. dice che per fare il prof devi essere pazzo.
poi una prof con una gonna corta e delle gambe davvero importabili!

l'altra sera invece ho conosciuto il primo uomo della mia vita. ma é giá svanito. non lo vedró piú. era stupendissimo. Gianni. Jan. "Bambini sci paralleli! sci paralleli!".
si capisce perché me ne sono innamorata in un attimo?

ecco. volevo arrivvare qui. alla malinconia. ormonale.

05 settembre 2007

Leiden tre più quattro

Giornata terrificante. Primo Introduction Day. Terrificante. Maura direbbe: «un disastro!».

Allora.. già a me sta sul cazzo essere ammucchiati come pecore con chi ha le tue stesse sfighe.. scoprire poi di essere fondamentalmente nella merda!
Ad aprile l’università di leiden mi ha gentilmente chiesto di compilare l’application form. Ad aprile. Bene. Mi hanno accettata. Bene.
Peccato che oggi mi abbiano detto che non sono stata accettata ad una lunga lista di corsi perché di livello troppo elevato. Ok. Me n’ero resa conto anche da sola, ma cavoli, ditemelo un po’ prima! Mi avete fatto compilare tutto in aprile!!
Oltretutto ora i corsi sono mezzi esauriti: ai corsi ci si deve iscrivere e io non so nemmeno bene quali sono quelli disponibili.
Ecco. Se mi aveste vista stamattina alle undici avrei avuto quella famosa faccia sconfortata di tutti gli erasmus.
Disperazione al cento per cento. Peggio che non trovare una casa. Proprio peggio.

Ma c’è stato di peggio oggi. Ho trovato casa. Cioè è una delle case che avevo visto. Non un tugurio, ma la tipa era zozza e io nel contratto ho scritto che la voglio vuota e pulita… the italian way per pulita sarebbe altamente preferibile.


LEIDEN QUATTRO (OVVERO IERI SERA POI E’ ARRIVATO CRISTIANO)
Ieri sera avevo iniziato a scrivervi che ho ufficialmente casa, anche se per ottenerla ho dovuto fare acrobazie: per 350 euro di stanza qui vogliono la garanzia che i tuoi genitori li guadagnino, perció ho dovuto mandare a casa le carte da compilare e i miei mi hanno dovuto faxare i loro dati e le loro buste paga. E’ pazzesco.
Se avessimo saputo prima, e non oggi a mezzogiorno, che non era necessario vuotare la camera in cui siamo fino a lunedí probabilmente avrei provato ad aspettare ancora un po’e in qualche modo avrei trovato qualcosa di un po’ piú economico o almeno qualcosa non tramite varie avare agenzie.

Comunque stamattina ho svuotato bancomat e poste pay e sono andata a pagare. Alle sette avró le chiavi da quella sozzona che céra dentro e domani mattina mi dedico alle pulizie… e a trovare un materasso!

Carina l’idea di ammobiliarsi la stanza… meno carino il trasporto..
Spero di riuscire a recuperare un po’di roba dalla stanza di mario, il famoso ingegnere (o quel che ze) da Volpago. La stanza a vederla ora sembra un covo di ratti, ma le foto ne raccontano un'altra.
C’è un materasso, forse due, uno scaffale dell’ikea da riempire con scatole di legno per i vestiti e se ci riesco mi fotto pure il microonde.
Gianluca da parte sua si porta appresso piatti tazze bicchieri e scolapiatti… quindi sono un po’avvantaggiata.
Spero di recuperare una sedia e un tavolo. Meglio due sedie.
Ecco.

Spero di trovare un aspirapolvere!

(...CENSURA...)

Ieri l’arrivo di Cristiano e’stata una botta di vita. O almeno di originalita’.
Sono due tipi decisamente prevedibili, solo che cristiano è un tipo un po’ piú in.. il digggiei..
Questo fine settimana va a un rave in Belgio con i suoi compagni di laboratorio per convincere anfetaminomani a fare i loro esperimenti. Non ho osato sperare di andarci con lui. Ma ho tanto sperato che quell’altro glielo chiedesse!
VI GIURO NON NE POSSO PIÚ.
E ci vorrá ancora un sacco di tempo, un mese intero, prima che se ne vada.

Lo so che sono un’ingrata, ma se un po’mi conoscete dovreste sapere che sono come i gatti: se non mi conoscete bene lasciatemi in pace quando vedete che non parlo e non voglio essere avvicinata.
Il problema é che io divento sempre piú nervosa e scontrosa. E mi odio per questo.

Bene. Adesso vado dall’americana e poi porto a casa il mio mal di testa prima della cena con gli international students alle… 17!!!
Benvenuti in Olanda.

Leiden due (... dalla seconda lettera...)

Sono le sette e mezza.
C’è ancora molta luce.
L’olanda è un paese luminoso. Dicono che quando piove piove, ma quando c’è’l sole… c’è ‘l sole!
Altra pillola di saggezza di Cristiano, che dai, a conoscerlo meglio, non è così idiota come poteva sembrare. Come mi era sembrato.
Ma bene o male se sei maschio e studi psicologia non devi essere troppo idota. Magari matto, ma idiota idiota no.

Oggi giornata lunga e corta. Non so. So solo che sono morta come se mi fossi trascinata qui a piedi dalla Norvegia.
Anche ieri sera, se avessi creduto alle mie gambe, non avrei mai detto di essere lontana e moderatamente rilassata: mi sembrava di aver appena fatto un servizio di lunghe ore al ristorante.

L’Olanda è un po’ matta a prima vista.
Poi guardi meglio e vedi che non c’è niente di strano.
Sembra ci siano leggi assurde e fatti inammissibili (curiosi). Basta chiedere. E ad ogni risposta ci si sente sempre meno lontani da casa, un po’ più a casa.

Mi chiedo quanto ci vorrà perché si smorzi il mio entusiasmo visivo. Squadro tutti dalla testa ai piedi. Conto i capelli in testa ai nordici barbuti. Ascolto le ragazze e cerco di capire come fanno a girare in pantaloni corti e canottiera. I ragazzi non mi sembrano esistano.
La città è ancora moderatamente vuota. Non sembra ci siano gli esami di settembre. Ci sono solo ragazzini. Però la città è piuttosto popolata. È strano però oggi per la via principale passeggiava e faceva acquisti un sacco di gente. Ho immediatamente fatto il confronto con Verona e ho pensato che è sempre piena di gente, ma è difficile vedere seduti al bar degli italiani prima delle otto di sera. Insomma a me sembra che questa città sia piena di gente che non ha niente da fare. Sono tutti in giro.
Non è facile spiegare. È anche un po’ difficile capire.

Oggi nessuna novità per la casa.
Ho incontrato un italiano rastone terrone che studia a roma. Gigi.
Pensate che culo questo: io mi sbatto avanti e indietro per la città e lui.. beh, lui sta fermo al centro per gli studenti e si trova una stanza dal 24 settembre a 220 euro e uno che lo ospita aggratis fino a quella data.
Mischia ci mancava il rastone intrallazzone.

Vabbè.
Poi ho conosciuto una che studia legge a roma. Ovviamente è di giù, tipo pugliese.
Fa stra strano parlare con tutta sta gente italiana ma del sud. Mi fa sentire strane e estranea anche la mia lingua. È come se attorno a me ci fosse dell’ovatta, è una piccola regione dello spazio dove sento attutito il suono dell’olandese. L’olandese ci sbatte, contro questa imbottitura, e filtra quel tanto che basta ad arrivare al mio orecchio come una lingua sconosciuta (e badate bene che sconosciuto non va inteso con accezione negativa, ma semplicemente indifferenza). L’olandese non mi infastidisce: non lo sento. Sento solo una lingua diversa con la quale non posso davvero interagire.
Vabbè: torniamo all’imbottitura. Allora a me sembra di essere come i personaggi dei disegni per bambini o delle pubblicità con un gran anello di nebbia attorno alla testa.
È nebbia italiana. È nebbia inglese. Sono persone che centrano con me in qualche modo e con loro riesco ad interagire. Con loro soprattutto interagisco mentre ad un olandese in olandese non saprei cosa dire!
Ecco. Allora all’interno di questo antiurto girano queste lingue. Il problema è che quando parlo sento il rimbombo della mia voce. Mi concentro e farfuglio.
Non sto scherzando. Davvero oggi sentivo la “mia” voce rimbombare e mi perdevo. Guardavo smarrita la persona di fronte a me e questa mi restituiva lo stesso sguardo.. di solito per una sfiga immobiliare simile alla mia.
Mi sento estranea tra i miei solo perché sento fortissima la differenza del modo di parlare la nostra lingua comune.
Pazzesco. Chissà loro come percepiscono la mia venetudine!


Ecco. Parliamo delle cose apparentemente senza senso in olanda.
Allora la gente va in motorino senza casco. Salgono in due sui ciao e partono. Sì, a proposito, non hanno molti scooter pseudoeco come i nostri.. qui hanno i ciao!
Sembra di essere a Napoli (ma c’è meno casino, molto meno) o in una città dell’ex unione sovietica. O almeno queste sono le immagini correlate che il fenomeno stimola al mio cervellino italiano.
Ma c’è il trucco. È tutto permesso ai motorinelli sotto i 45 km orari. Sì, voi direte, come per i cinquantini da noi, ma da noi ci vogliono casco e patentino. Già, ma a quanto pare qui non vanno a cilindrata ma a velocità affettiva… e in italia avete mai visto un cinquantino che fa i 45 orari?

Ecco. Questa è una di quelle cose che “fa strano” ma alla quale –dicono gli esperti erasmus- dopo ci si abitua e ti stranisce nuovamente al ritorno in italia.
Mah.


Poi di strano, mi ha spiegato Cristiano (che dai, diciamolo, è qui per fare la tesi finale della specialistica. Tesi sperimentale in psicologia comportamentale (?). obiettivo della sua prossima ricerca: trovare dei drogati di anfetamine), c’è la concezione della droga.
Dice che non è come da noi che la droga è una cosa negativa a priori. Può è essere negativa a discrezione di chi giudica, di ogni essere che ha delle opinioni, meglio.
Perciò non hanno problemi a parlare di droghe di qualsiasi genere. Come, credo, non si vergognano a fumarsi le canne a settantenni, credo., o qualcosa del genere.
Io sono convinta che sia così. da noi si fuma quando si esce di solito. Poi ci sono quelli (come dicevamo domenica) che fumano molto più spesso, quotidianamente. Ok. Anche qui dev’essere così. la differenza è che qui non fumano per stonarsi come da noi. Qui si fuma per il gusto.c’è gente che esce dall’ufficio e si fa la pausa caffè coi colleghi al coffee.
Un po’ come noi che ci beviamo lo spritz prima di cena.
Loro caffè e cannetta.
Non si fanno nemmeno le canne per passarsele. Ognuno con la sua, tranquillo. Tipo cicca.

Per ora sono stata a quello che viene definito “il coffee” dagli italiani (e spagnoli) dell’ultimo turno. Ce ne sono altri undici in giro per Leiden, ma quanto pare non sono facili da scovare.
In questo coffe c’è la tacita regola che non si usa il cellulare all’interno. Ci sono due tavolini con le panche attorno e un paio di sgabelli di legno chiaro. Un bancone ad una finestra con un altro paio di sgabellini. Poi il bancone vero e proprio che farà un metro per un metro e tiene cinque sgabelli mi sembra. Tutto qui.
È intimo e a quanto pare i miei italianichetti lo frequentano per questo. Prevedono gruppi di italiani e spagnoli seduti dentro a sbavazzare caffè.
Mah.
La prospettiva italia spagna non mia alletta moltissimo.
Ma so che l’integrazione tra gruppi di studenti è prevedibilmente segnata da leggi biologiche. O almeno è quello che si dice.

Io vorrei integrarmi nella vita olandese. Avere delle conoscenze olandesi. O scandinave. Ottimo se sono inglesi o scozzesi. Insomma… mi va bene tutto, purché pallido!

Dicono tutti che è impossibile trovare un “appartamento” come lo intendiamo noi italiani. Secondo me sono tutti appartamenti se gli studentati sono come quello in cui sono ora! A me non sembra affatto uno studentato solo perché condividi il bagno con 10 anziché 4 persone.. questa casa è strana. Oltre il portone d’ingresso, su dalle scale ci sono subito stanze e bagni. Ogni stanza ha la propria chiave. Ok. Come in uno studentato direte voi. No. No perché le porcellane sbeccate e di colori improponibili, le tazze da caffè con le ombreggiature degli anni ’70, non sono dello stesso colore degli studentati veneti. Qui non c’è ordine, non perché non c’è pulizia, ma perché insito nei dieci piattini piccoli tutti completamente spaiati!
È stupendo. A me piace troppo questa condizione di disordine colorato. Mi mette allegria. E aumenta la mia curiosità.
Certo fa un po’ schifo, ma se adotti la tecnica dell’ambulante ti porti tutto appresso e tieni uno scolapiatti in camera!

Vabbè. Ecco. Io vorrei proprio una casetta come questa.
E sono ovviamente tanto sfigata che non mi capiterà.
In questa casa sembra che ci sia il sole anche quando non c’è.
Stasera guardavo dalla finestra la via col sole che si allontanava e mi sembrava una mattina di inizio maggio quando immagini già i pedi nei sandali e ti vedi il cactus da interno esposto al sole nel suo vasetto colorato!

Avrei trovato davvero anche la mia cucina ideale: un tavolino fatto con pezzi di recupero, i piatti accatastati almeno da quando sono arrivata, pomodorini che marciranno nel giro di cinque giorni, l’aglio che gira nella calzina, la caffettiera impastata e .. i thermos ad asciugare sullo scolapiatti!
Sì. È la mia cucina. Totali due thermos. Uno d’acciaio con tappo arancione laccato. Uno arancione laccato tutto,
sono bellissimi.
Stamattina preparandolo c’ho messo vicino il mio.. devo dargli un nome: mi dà sensazioni quasi umane!

Cristiano è rimasto un po’ sorpreso quando gli ho cacciato fuori il thermos. Dice che sono pronta per l’esperienza dei pasti olandesi. Nordici in generale, direi.
A me spacca bermi il the seduta sulle panchine fuori del dipartimento!

Cosa posso fare per trovare una casa così? dicono davvero che è difficile… Ma sono così carine!! Irresistibili. Con la moquette zozza, le stoviglie accatastate ma di ceramica poetica, le spezie con una brutta cera, il riso che qui non ha qualità, i poster del mondo intero attaccate in bagno assieme alla foto di un babbuino e agli adesivi di amnesty e delle femministe, le scale che scricchiolano e che bisogna salire e scendere a carponi per non uccidersi… e il gattone nero col pelo lucido e pulito, erroneamente chiamato Sissi, ribattezzato Ettore dopo la scoperta.

Ecco. Voglia di scrivere in questi giorni. Non mi pesa affatto. Mi piace muovere le mani sulla tastiera.
Mi piace tornare a casa e come stasera pensare a quello che ho fatto e visto. A cosa dice la gente.
Dico che devo abituarmi alla temperatura: troppo ideale per me! È il momento perfetto per iniziare il letargo di solito. Quest’anno dovrei muovermi fuori. Ma se trovo una casa come questa, un paio di coinqui con cui bere il the col thermos… chissà!

Elisa aka il Panda