21 ottobre 2007

leiden sette e mezzo. giovedì sera.

Ho poco da scrivere stanotte.

Se davvero avessi la connessione vi posterei queste quattro righe immediatamente.

È bella la città di notte, anzi no, col buio.

È un buio di nuvole grigio profondo e angoli di blu Bermuda. Niente stelle.

La città è bella. L’aria pizzica davvero per la prima volta. I negozi sono già pieni di addobbi di natale.

La città è bella. Luci calde che si specchiano nel cielo.

So che tutto ciò è posticcio, ma deve ancora venire il meglio.

La città è bella, la notte, avvolti nell’aria frizzante e nel cigolio della bici. Si sta bene la notte così. Si respira a fondo, si parla coi gatti.

È SOLO bella.

Verona, invece, fa piangere.

Non mi ero mai accorta, prima di stasera, che se guardi attraverso il canale, lì in fondo, al limite, all’ultimo ponte, non ci sono luci oltre il pelo dell’acqua, oltre alle soffitte dei folletti. Niente. Buio e nuvole. Nuvole e lenzuola.

Notte.

leiden sette

Non è incredibile? Da quando lo scassaminchia se n’è andato ho cominciato a bere a cena da sola e a fumarmi cannette da sola.

Prima mi sembrava triste fumare le cannette da sola.. ma da quando lui se n’è andato niente mi sembra più triste.

Non è incredibile come la presenza delle persone possa farti e non farti sentire a tuo agio in qualsiasi situazione della tua giornata?

L’Estraneo mi faceva stare male anche mentre andavo a fare la spesa. Ogni pedalata, ogni passo, ogni pensiero un sorriso in meno al minuto. Pazzesco.

Stavo ascoltando Paolo Benvegnù quando ho cominciato questa mail che censurerò.

Stavo per raccontare di quel sabato freddino (ma che a far quattro calcoli non lo doveva essere affatto) in cui tornata da verona ho trovato questo cd. Proveniva da Via Madonna dell’Aiuto,1 , 31036 (mi pare) Borso del grappa (tv).

Per fortuna ho avuto soltanto il tempo di iniziare questa palla di storia e poi mi è arrivato lo svarione e mi sono gettata sul letto a congetturare e a cercare di discernere completamente la posizione dei miei arti rispetto al tronco. Le mani sono quelle che mi danno più problemi: non riesco a staccarle dalla testa, o meglio, devo mantenere un contatto di qualche tipo tra loro e il resto del mio corpo (credo di temere di non raccattarle più!). La loro temperatura però sembra gelarmi il cervello e il resto del corpo.. ma come ho scritto, non riesco a staccarmene.

Bene, poco male: lo svarione è arrivato in tempo.

Stesa sul letto, però, ho pensato di tutto. Anzi, ho avuto la consapevolezza chiara di un sacco di cose.

Andrea, uno dei romani, quello che si porta nietzsche e kirkegaard da leggere per quando è fumato (che idiozie questi ragazzini!), dice che per capire bene Penale, per comprenderlo, ha bisogno di fumarsi le cannette mentre studia… mah. Non so se ha ragione, non ho mai studiato Penale. Devo dire però, che l’altra sera, i uno dei mie malo-mood moments, stesa sul letto a preoccuparmi di non congelarmi il cervello, mi era sembrato di essere arrivata a dei punti certi e per nulla consolanti nella mia tortuosa riflessione attorno al mio carattere e alle mie predisposizioni. Sono quel tipo pensieri che ora mi sembrano assolutamente discutibili, ma che in quei momenti di preoccupazione assurda ma apparentemente assolutamente reale, sembrano decisamente inconfutabili.

Certamente la curiosità non vi rode quanto chi scrive vorrebbe.

Nonostante questo persevero, non abbandono una delle mie più odiose, ma caratteristiche, qualità (sempre che anche qualità possa essere considerata una vox media).

È quella caratteristica che le mie amiche certamente chiamano, perdonandomela con uno sberleffo, “dire, di qualsiasi situazione e/o argomento, anche il non richiesto (e affatto comico, nel senso di intendere che è comune ma non mio)”, e che i ragazzi certamente definiscono “non propria di una ragazza che voglia mantenere un po’ di mistero”.

Dunque. Vediamo se mi sono completamente persa o se posso trovare la mia insospettabile capacità di recupero… no. Perso il primo pensiero.

Passiamo al secondo. Dunque: non so cucinare.

In ordine aggiungo: mi piacciono un sacco di cose antiromantiche nel senso non comune, ma specifico della connotazione; nonostante questo scopro numerosi momenti di vera estatica contemplazione romantica, anche questa volta nel pieno significato letterario della cosa, compresa quella porzione di affettazione che si conviene a tutte le ragazzine da Marianne Dashwood in poi. Ecco: seconda verità: sono stata una romantica in fasce, nonostante il 21esimo secolo non riesco a smettere.

Ancora: più che parlare in inglese mi piace parlare l’italiano quando ho voglia si stare bene. Tornerò a casa imparata di foggiano o siciliano impastati nella parlata romanesca.

Questo invece non so se facesse parte dello stock… Continuo ad appassionarmi ai fascisti. Ragazzi che portano polo e camicie nere, borghesissimamente eleganti (badate che non intendo i fighetti modaioli, ma gli uomini con stile), che vanno a messa la domenica.

Gente che si prende sul serio. Ma io non riesco a prenderli sul serio. Non so se questo sia dovuto al fatto che mi sembri impossibile per un qualsiasi individuo sano di mente prendersi sul serio a vent’anni, o se non sia piuttosto imputabile alla mia scarsa predisposizione a questa serissima presa di coscienza…

In realtà nessuno forse di questi pensieri fa parte dello stock fumo dell’altra sera (che sera fosse poi non lo ricordo bene) perché ricordo bene che non erano affatto facezie di questo peso, ma piuttosto paesaggi da cime tempestose.

So bene che non ho un buon carattere. Non sono una persona generosa (e, per paura di essere ipocrita, non ho nemmeno voluto imparare a farlo). Non sono nemmeno troppo tollerante. Mi saltano i nervi soprattutto con chi non ha la mia stessa logica (ma ammetto, a spirito raffreddato, che non considero la mia logica l’unica possibile –ma certo la più intelligente. Questa frase ci sarebbe stata se fossi uno dei personaggi di Oscar Wilde… ma non ho il rango di quelli.), con chi non si sforza di provare, con chi ha paure irrazionali.

Ecco. Questa non è affatto sensibilità. Lo so che non sono sensibile. Sono sensibile solo nei miei riguardi. E qui mi mangio la coda dicendo che sono egoista ed egocentrica, perciò anche incapace di altruismo e generosità.

In effetti poi non è che l’egocentrismo non vada d’accordo con la generosità. Spesso gli egocentrici sono generosi per attirarsi la gratitudine.

Ecco. Mi sono appena presa un colpo che mi fa dimenticare parte importante della mia concentrazione.

Sto con una finestra alzata (mica aperta, alzata!). Mi si è appena affacciato il mio gattone rosso, quello con gli occhi verdi, quello che passa e mi si struscia sulla bici o si stende coccoloso sul marciapiede… (mi sa che mi ci hanno pure pisciato sulla bici, ‘sti gattacci maschi del cazzo). Mi si è affacciato alla finestra, come per entrare.. non succede mai di giorno, di giorno non cerca mai di entrare! Beh, capirete lo spavento, no? La notte al buio, non si vedono le facce della gente che si sente passare, e ci si dimentica che si è in un quartiere di famiglie di idraulici, stuccatori e piastrellisti…

Vebbè, insomma, mi è apparso il gatto e presa dallo spavento gli ho detto di andarsene!

Oggi ho “pittato” la mia bici. Sono preoccupata perché nonostante la vernice sia consigliata anche per l’esterno credo non si manterrà dopo la prima pioggia.

Oggi ho anche fatto del giardinaggio (rimozione e tentativo di completa potatura di erbastre e cespuglietti vari sotto la mia finestra) rabbrividendo agli insetti che smuovevo –e ora rabbrividisco al pensiero che incazzati per la mia invadenza vogliano rifarsi su di me-.

Oggi ho sistemato le luci attorno allo specchio.

Che altro ho fatto?

Ieri sono stata a Delft. È davvero una BELLA città. Ha una piazza di grandi dimensioni, spaziosa, ariosa. Leiden non ha una piazza simile. Leiden non ha una piazza. Il mercato ovviamente si tiene lungo il canale centrale.

La gita in barca a Delft è stata carina (ma noiosa con la guida che ripete tre volte le stesse cose. Quattro se ci fossero stati a bordo dei francesi.); piena di quelle curiosità assurde che tutti conoscono bene, ma che solo le guide sanno rendere tanto interessati (non so se per l’autorevolezza del loro ruolo o per una inconscia predisposizione dell’animo del turista). Ve ne svelo una: c’è una casa a Delft, oltre uno dei suoi 76 (?) ponti, lungo un’ansa del canale, in posizione parallela rispetto al suo ponte più lungo (130 mt), poco prima del convento del re Taciturno con la porticina privata sul canale che preservava dai contatti umani, che una volta era un centro di salute mentale. Un giorno il governo non ebbe più i soldi di mantenerlo. Allora questi ingegnosi olandesi hanno pensato di mettere delle visite a pagamento.. nel senso che il sabato e la domenica la gente poteva pagare per “andare a vedere i matti”!

Chissà cosa direbbe Cristicchi.

Incredibile.

Forse più che sapere cosa c’è nella mia testa vorrete sapere che succede, che faccio.

Purtroppo molto di quello che c’è nella mia testa in questo periodo (sottolineo ancora che sto seguendo un corso di British Literature sul Romanticismo!) condiziona la lettura dei dati esterni, rendendola tutt’altro che scientificamente sterile.

Ieri pomeriggio dopo una giornata chiusa in casa (il corso del lunedì non c’è perché la prof.ssa sembra irrimediabilmente ammalata; comincio le flebo il 29 ottobre con quattro ore di lezione attaccate (certo, una pausa di 30-45 minuti a metà…!) a leggere Sense and Sensibility mi sono concessa una passeggiata nei dintorni. L’isola felice si conclude con me. Poi c’è un sacco di tristezza e i canali sono sporchi.

Sono inciampata nella via che mi serviva la settimana scorsa e ho sbattuto contro la moschea che tanto aveva cercato Daniel. Costruita nel 1984.

Non sono triste qui in Olanda. Sto bene. Ma il silenzio, l’assenza della presenza umana, la tranquillità sopra ogni norma di normalità, mi spacca.

Mi rendo davvero conto che il silenzio mette alla prova i miei nervi.

Avessi almeno la connessione ad internet mi farei di radio deejay e mi sentirei meno sola.

Mi manca il chiasso del collegio. Mi manca l’uomo. Non il ragazzo, ma qualcuno a cui bussare a metà pomeriggio per bere il caffè assieme. Ma nemmeno. Mi manca il rumore di un’altra persona.

Ieri pomeriggio ero davvero sola. Il marocchino fuori, Sherryson al lavoro, la drogata (incinta) non è ancora tornata dalla visita a sua madre.

Stavo per impazzire.

Ci credo che mi invento qualsiasi tipo di lavoro domestico… magari faccio la sedia di legno di un blu svedese.

Mi mancano i martedì del panda. E sono certa che quest’anno sarebbero stati più frequenti, anche se magari un po’ più affollati.

Mi manca la famiglia. Non solamente la mia, ma quella delle cene di agosto e dei pranzi a vincere a carte.

Mi manca il lavoro, addirittura. Questa è quasi un’eresia, ma mi sta bene. Ogni fine settimana di libertà dalla pizzeria mi era sempre sembrato un piccolo scrigno pieno d’oro. Ora ho tanto di quell’oro che non me lo so godere… o forse il discorso è sempre lo stesso: per me domenica libera = domenica con famiglia, a casa… e in effetti qui cerco di ricreare il tutto pastrocchiandomi la camera!

La mia bici è quasi finita. Sherryson ha detto che è “sexy”. Mmh…

Sto rileggendo la mail e mi è appena passato davanti un gruppo di donne di mezz’età che pedalavano ordinatamente a due a due…

Vado a scroccare la connessione ai romani!

Bacio a tutti, anche a quelli che non approvano che mi faccia le cannette. Bacio a chi fa la colf al papà e al la gatta e mette insieme una tesi. Bacio a quelli appena tornate dalle ferie che mi danno per smarrita: no, solo non ho modo di comunicare. Bacio a chi non mi risponde alle chiamate perché è al cinema (con biglietto gratuito!). Bacio a chi non mi risponde alle chiamate perché probabilmente era più ammazzato di canne di me e credeva che col privato fossero i carabinieri (mi manchi). Bacio a chi mi risponde, ma non si sentiva niente. Bacio a chi è In Irlanda e vede forse più grigio di me. Bacio a chi non mi pensa affatto e non si è nemmeno degnato di comunicarmi il suo numero fisso. Bacio a chi mi scrive i sms perché fanno calore. Bacio a chi mi risponde e mi racconta i gossip. Bacio a chi non ho più sentito dopo il ritorno dall’erasmus e nemmeno su msn ho più trovato. Bacio a chi ancora?

03 ottobre 2007

fe-scion

Pensavo... un po' di rosa confetto era quello che ci voleva.
Dai mò.